Dopo INDIA GATE 2011, rassegna di cinema che ha portato per la prima volta in Friuli Venezia Giulia alcuni dei capolavori della cinematografia indiana, adesso sempre dal Friuli parte un progetto fotografico che approda al New York Indian Film Festival (NYIFF). Si tratta di Indian Faces, di Alberto Moretti (qui il sito, qui il profilo facebook) e Giulia Iacolutti (qui il sito, qui il profilo facebook).

Alberto Moretti, fotografo freelance, nominato tra i dieci migliori fotografi al mondo nella categoria music/performance dal Sony World Photography Awards 2008, ha al suo attivo diverse pubblicazioni editoriali sulla danza, il corpo, la fotografia di strada, ed è stato soggetto di analisi nella tesi “Storia della fotografia di danza” presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le sue foto sono pubblicate in Europa, USA e Sud America su riviste di settore, cataloghi aziendali, quotidiani, poster e programmi di strutture teatrali; ha esposto in numerose gallerie e teatri in Italia ed Europa.

L’invito è giunto da Aroon Shivdasani, Presidente dell’IAAC (Indo-American Arts Council) e Direttrice del NYIFF, che lo chiama a New York per esporre dal 4 all’8 maggio al Tribeca Cinemas di Manhattan, i 33 ritratti Indian Faces, in occasione del 2011 New York Indian Film Festival. Moretti espone in collaborazione con la fotografa udinese Giulia Iacolutti, voluta perché «le sue foto cercano lo Spirito nelle cose e sembrano esplorare quella linea d’ombra che solca il destino umano». Moretti raggiunge così l’importante traguardo di raccontare le “Facce” di alcuni dei protagonisti dell’imponente industria cinematografica di Bollywood, che con Hollywood traccia le sorti dell’industria cinematografica mondiale.
L’esposizione Indian Faces, sostenuta da PMP Industries e OAK Europa, è la prosecuzione del progetto cominciato a novembre durante la decima edizione newyorchese dell’Indian Film Festival, in cui Moretti, con la Iacolutti, aveva ritratto molti personaggi del settore cinematografico e culturale indiano e indo-americano, tra cui l’autore dei versetti satanici Salman Rushdie, il regista Mani Ratnam, omaggiato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il pluripremiato attore Rahul Bose, il gallerista Sundaram Tagore della dinastia Tagore, Somi Roy, figlio dell’ultima principessa di Manipur, e molte altre facce di grande notorietà del cinema bollywoodiano, riscuotendo grande successo professionale per il suo particolare approccio al ritratto.
A questo punto resta solo una cosa da dire: pare proprio che tra il Friuli e l’India (l’India in sé ed anche la cosiddetta India della diaspora) stiano emergendo interessanti affinità elettive che vanno nel senso dell’arte e della cultura. Nondimeno, resta evidente che tali relazioni per ora dipendono dallo sforzo di singoli individui o di piccoli gruppi di appassionati. Ciò che viene da sperare è che, invece, presto anche le istituzioni si accorgano delle enormi potenzialità – spendibili nel campo dello spettacolo, ma anche del turismo – rappresentate proprio da queste consonanze artistiche…
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