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Maxxi mostre: fine Cina e inizio India

In contemporanea, ma ancora per poco, due interessanti mostre al Maxxi di Roma: chiuderà il 23 ottobre Verso Est. Chinese Architectural Landscape, invece è stata inaugurata il 22 settembre Indian Highway.

Verso Est. Chinese Architectural Landscape

La sede della televisione di stato cinese, progetto di Rem Koolhass

La mostra è curata da Fang Zhenning e coprodotta dal Maxxi con il NAMOC (National Art Museum of China) e la CIEA/CAEG (China International Exhibition Agency of China Arts and Entertainment Group) di Pechino. Il coordinamento generale è di Elena Motisi, l’allestimento invece di Silvia La Pergola. L’esposizione, che consta di modelli, animazioni, fotografie, grandi installazioni, video, grandi stampe digitali e pubblicazioni cartacee proposti da 33 architetti e artisti per 40 progetti, sviluppa idealmente dodici tematiche: 1. Transizione urbana; 2. Rem Koolhaas e la nuova corrente architettonica; 3. L’architettura cinese emergente; 4. Shan Shui City; 5. Ricostruzioni post-disastri; 6. Architettura e memoria; 7. Razionalismo architettonico; 8. Architettura e spazio poetico; 9. Edificio museale; 10. Arte pubblica e paesaggio; 11. Umanità e naturale; 12. Fotografia di architettura. Il filo rosso che accomuna questi vari aspetti è la riflessione sul mutamento estetico architettonico della Cina che ha avuto luogo nell’ultimno decennio, lo scopo è illustrare l’evoluzione dell’architettura cinese e i processi di costruzione di alcune tra le più interessanti realizzaizoni, tra cui le interessanti installazioni Squarely Sphering di Wang Shu, che richiamano le pratiche costruttive tradizionali delle aree umide cinesi, o Xixi Club di Qi Xin, proposta innovativa di edifici nascosti in paesaggi paludosi, oppure ancora le fotografie Celebration di Miao Xiaochun che propongono il progetto Ordos P23 dell’architetto Wang Yun. Tra i lavori esposti non mancano quelli di alcuni progettisti internazionali, come Doriana e Massimiliano Fuksas (il Terminal 3 dell’Aeroporto Internazionale Bao’an di Shenzhen), Zaha Hadid Architects (un complesso polifunzionale a Pechino) e Rem Koolhaas (l’imponente sede della televisione nazionale cinese di Pechino).

La mostra, afferma Margherita Guccione, Direttore Maxxi Architettura «è una impareggiabile occasione per conoscere una realtà in cui la dimensione culturale si confronta continuamente con i temi dello sviluppo, producendo architetture sempre più innovative e avveniristiche». E Fang Zenning le fa eco affermando che «questa è la prima volta che una mostra sull’architettura contemporanea in Cina viene presentata all’estero in modo così esauriente ed è un grande onore essere al Maxxi, in questo spazio che, anche tra gli architetti in Cina, è riconosciuto tra i più rappresentativi, perché l’essenza stessa dell’architettura contemporanea è di stimolare la nostra immaginazione e creatività».

Indian Highway

Dayanita Singh, "Dream Villa"

È questa una rassegna collettiva itinerante di opere di artisti contemporanei, partira dalla Serpentine Gallery di Londra nel 2009 e il cui termine è previsto Nuova Delhi nel 2013.

In 60 opere e 4 installazioni pensate ad hoc per il Maxxi, oltre ad una serie di lavori sinora inediti, 30 artisti presentano i risultati della loro ricerca. Partendo dal significato dell’autostrada come elemento di connessione tra i flussi migratori che si spostano dalla periferia alla città, Indian Highway racconta lo sviluppo tecnologico, il boom economico, la crescente centralità mondiale che il Subcontinente riveste dal punto di vista artistico a partire dagli anni Novanta.

Idealmente, l’esposizione può essere suddivisa in 3 aree: Identità e Storie dell’India affronta tematiche politiche, sociali e religiose. Qui troviamo opere quali un enorme dipinto di Fida Husain (recentemente scomparso, protagonista della scena indiana per oltre 70 anni, cui è dedicata l’intera mostra), che ricorda gli attacchi terroristici avvenuti a Mumbai nel 2008; il video The Lighting Testomonies di Amar Kanwar, che affronta la guerra tra India e Pakistan attraverso le violenze sulle donne; il video I Love My India di Tejal Shah rivolto alla repressione dei musulmani in Gujarat nel 2002; il video 100 Hand Drawn Maps of India di Shilpa Gupta, che si concentra sulla tematiche della fragilità dei confini geopolitici.

Seconda tematica è Metropoli Deflagranti, centrata sull’espansione urbana, e gli “attriti” estetici e sociali tra centri e periferie. Qui si può ammirare l’installazione a muro Dream Villa 11 di Dayanita Singh, lunga 80 metri, in cui è riprodotta una metropoli osservata dall’alto; inoltre, la scultura Transit di Valay Shende, un camion in tondini di alluminio, e Autosuarus Tripous di Jitish Kallat, che riproduce la struttura di un risciò costruito in ossa di resina; inoltre, l’installazione di Subodh Gupta, lunga 27 metri, zeppa di pentolame, fa riferimento al pranzo degli operai.

Terza tematicha è Tradizione Contemporanea, in cui è proposta la rielaborazione di antiche forme espressive dell’arte indiana (miniatura, ceramica, pittura a inchiostro, ecc.), che trova espressione, ad esempio, nelle installazioni Strands di N. S. Harsha e Hemali Bhuta, pensate esclusivamente per il Maxxi, oppure nelle grandi tavole smaltate di Nalini Malani, che alludono ai racconti mitologici della tradizione del Subcontinente.

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