Una scultura in pietra del X secolo, raffigurante Vrishanana Yogini (una deità dalla testa di bufalo), del peso di 400 kg, fu rubata anni fa da un antico tempio non sorvegliato nel piccolo villaggio di Lokhari, nel distretto di Banda in Uttar Pradesh, e poi trafugata in Francia. Ora l’artefatto è tornato in India ed è stato inserito tra i beni archeologici custoditi nel Museo Nazionale di New Delhi, grazie a una donazione di Martine, vedova del raffinato collezionista d’arte francese Robert Schrimpf, il quale aveva acquisito la scultura dopo che questa raggiunse l’Europa. La famiglia Schrimpf, infatti, decise di cedere gratuitamente l’oggetto d’arte all’Ambasciata indiana di Parigi nel 2008. Il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero della Cultura hanno dunque lavorato congiuntamente per ottenere il rientro in India della statua, avvenuto il mese scorso.
Questo “rimpatrio” è un fatto del tutto positivo poiché, se è vero che molte sculture e altri oggetti d’arte rubati in India sono spesso contrabbandati fuori dal paese, e se è vero che molti tra essi sono stati successivamente rintracciati negli Stati Uniti, in Australia e in Europa, resta tuttavia il fatto che la maggior parte non possono essere riportati in India, principalmente a causa di ostacoli giuridici. Ciò che rende estremamente importante il rientro della Vrishanana Yogini, è che la scultura è potuta rientrare in India senza alcun problema, proprio perché è frutto di una donazione dalla vedova Schrimpf.
J.E. Dawson, archeologo curatore del Museo Nazionale di New Delhi, che si è recato personalmente a Parigi al fine di assicurarsi che il ritorno della scultura in India si svolgesse senza incidenti o problemi, ha affermato che «tre cose sono andate a nostro favore: abbiamo stabilito la sua [della statua] autenticità basandoci sul libro Yogini Cult and Temples. A Tantric Tradition, edito dal museo nel 1986, che ne conteneva l’immagine; la vedova del collezionista d’arte francese non poteva confermare la fonte della sua acquisizione; la lettera di donazione del collezionista d’arte è stata stilata ricorrendo a un avvocato».
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Il Museo Nazionale intende festeggiare il rientro della statua con una mostra, che sarà inaugurata proprio oggi, 19 settembre, dal Ministro degli Esteri Salman Khurshid e dal Ministro della Cultura Chandresh Kumar Katoch. Il rettore del National Museum Insitute di New Delhi, Anupa Pande, ha sottolineato come «il ritorno di Vrishanana Yogini rappresenta il trionfo degli sforzi costanti del paese per recuperare le sue antichità rubate». Alle parole di Pande si aggiungono quelle di V. Venu, direttore generale del Museo Nazionale, che ha affermato come «un obiettivo importante della mostra è di aumentare la consapevolezza circa l’affascinante storia delle Yogini e gli elaborati rituali del loro culto. Ancora più importante, ci si propone di puntare l’attenzione sulla realtà inquietante del continuo traffico illecito di preziosi artefatti indiani verso i mercati internazionali».
La statua recuperata (nella foto sopra) raffigura Vrishanana Yogini seduta su una lastra di pietra priva di ornamenti in posizione cosiddetta lalitasana. Tiene una mazza nella mano sinistra e un frutto bilva nella destra e il suo ‘vahana’ (veicolo) è un cigno intento a beccare il frutto. Ha un corpo cesellato con seni pieni, vita sottile e addome arrotondato, i suoi occhi sono socchiusi in contemplazione e il volto di bufalo è sereno e meditativo. Indossa una collana, cavigliere, bracciali e una cintura in vita, attributi che determinano una derivazione iconografica tribale.
Il culto delle Yogini, sviluppatosi tra il VI e il X secolo, affonda le sue radici nei testi sacri come i Purana e in elenchi di nomi chiamati Yogininamavali. Le Yogini sono esseri soprannaturali femminili, tra il divino e il demoniaco, che venivano adorate in gruppo (64 o 81) e molto raramente si sono sviluppati culti individuali. La loro importanza dipende dal fatto che si riteneva che esse potessero conferire poteri magici ai loro adoratori. I templi dedicati alle Yogini sono generalmente situati in zone isolate e, per tale motivo, sono stati facili bersagli dei contrabbandieri d’arte. Benché diversi oggetti trafugati siano senz’altro finiti in collezioni private, ciò ha anche determinato il fatto che le sculture delle Yogini sottratte dai templi di Kanchi adesso si trovino nei musei più importanti di tutto il mondo, visitati da milioni di persone ogni anno.