Katherine Boo, Belle per sempre, Piemme 2013, pp. 352, ISBN 978-88-566-2557-8.
Si avvicinava la mezzanotte. La donna con una gamba sola era atrocemente ustionata, e ormai la polizia di Mumbai stava andando a prendere Abdul e suo padre. In una povera baracca vicino al’aeroporto internazionale, i genitori di Abdul presero una decisione dopo aver parlato brevemente. Il padre, malato, sarebbe rimasto nella casupola con il tetto di lamiera e il pavimento ricoperto di immondizia dove vivevano in undici, e si sarebbe fatto arrestare senza opporre resistenza. Abdul, l’unico che guadagnasse per tutta la famiglia, doveva fuggire. Come sempre, l’opinione del diretto interessato non era stata richiesta, e ora Abdul era in preda al panico, incapace di pensare. Aveva sedici anni, o forse diciannove – i genitori non si ricordavano mai una data. Allah, nella sua impenetrabile saggezza, l’aveva fatto piccolo e scattante… Cosa si cela dietro le piastrelle italiane (definite “beautiful forever”) che campeggiano sul muro che separa il viale d’accesso all’aeroporto di Mumbai dallo slum di Annawadi? In un romanzo-reportage che appassiona e commuove, il Premio Pulitzer Katherine Boo racconta la vita di uno slum indiano durante l’arco di alcuni anni, seguendo da vicino le vicende di diversi dei suoi abitanti. Un libro lirico, empatico, per cui già si parla di una nuova evoluzione della narrative non fiction, paragonandolo ai più grandi capolavori del genere.
Leggi qui gratuitamente il primo capitolo.
Acquista il libro in sconto su Amazon
Katherine Boo lavora al The New Yorker, dopo essere stata giornalista e redattrice al Washington Post. Ha iniziato la sua carriera da reporter al settimanale Washington City Paper, e in seguito ha lavorato come scrittrice e co-editrice presso la rivista The Washington Monthly. Le sue inchieste sulle comunità svantaggiate le hanno valso nel 2000 il premio Pulitzer. Attualmente vive tra gli Stati Uniti e l’India, luogo di nascita del marito Sunil Khilnani. Questo è il suo primo libro.