cina · cultura · persone

Dal Veneto a Hong Kong: Marta Grossi racconta il suo progetto artistico a Crocevia…

marta grossi
Marta Grossi

Oggi vi proponiamo l’intervista del nostro Alberto Moretti a Marta Grossi, veneta trapiantata a Hong Kong, la cui crescente notorietà artistica è legata, come scoprirete, a un frutto particolare…

Marta, consultando il web per guardare il tuo lavoro, ciò che mi è arrivato forte e chiaro è il tuo carattere, che dà poi vita alla tua capacità creativa. È questa forza di donna che interessa i lettori di Crocevia… Desidero pertanto condurre questa intervista con poche domande aperte in cui ti chiedo di lasciarti andare a narrazioni, visioni, sentimenti senza aderire alla formula dell’intervista giornalistica. E per questo ti ringrazio.

E io ringrazio molto te!

Marta, visitando Behance.net in cui sono pubblicati i tuoi lavori, Banana Graffiti è il più cliccato. Ti ci stai dedicando ormai da molti mesi con successo crescente. Mi incuriosisce una tua lettura sociologica del gradimento di queste tue opere: pensi che il gusto – è il caso di dirlo – per questo tuo lavoro sia interculturale? E se sì, perché?

Faccio parte della community di Behance.net dal 2009, quindi ho avuto modo di accumulare e rendere visibili parecchi lavori inerenti alla mia carriera. I like e gli sharing su Behance.net non sono come i semplici like di facebook o instagram, in quanto Behance.net è composto solo da creativi e si può apprezzare o commentare un progetto solo facendo parte della community. I giudizi e le valutazioni quindi sono fatti da creativi a creativi, ovvero la critica più spietata. Di sicuro Banana Graffiti è il più cliccato perché è l’unico link ufficiale del progetto. Ho volontariamente deciso di non creare un sito apposito ma lasciarlo più in forma sperimentale per essere coerente al mio concept. Il gusto per questo mio lavoro è sicuramente interculturale, il progetto ha avuto un successo globale e per questo i followers o click su Behance.net sono collegati a creativi da tutto il mondo.

Guardando tutto quello che è stato pubblicato su Banana Graffiti, si ha l’impressione che si tratti di una vera e propria ossessione. Hai qualcosa di specifico che ti attrae di questo frutto? Il suo innegabile portato simbolico certamente ti ha procurato qualche facile ironia. Pertanto ti chiedo se il forte aroma del frutto, la sua consistenza, la gestualità che implica ha inciso nella tua idea.

Il motivo per cui ho scelto la banana come frutto è perché l’ispirazione che ho avuto nei wet market di Hong Kong era il prezzo scritto a pennarello rosso sulla buccia di una banana. Nella mia dieta rientrano due banane al giorno, c’è da ricordare che questa città per almeno otto mesi all’anno è molto calda e umida, quindi funge da ottima fonte di potassio. Il fatto che ne porti sempre una in borsetta soddisfa le mie illustrazioni improvvisate quotidiane, diciamo che per me è come avere un block notes. Della sua innegabile simbologia e dei commenti ironici me la rido, alla fine l’ironia è una presenza molto forte in tutti i miei progetti.

Hai avuto la tentazione di ingegnerizzare l’idea e di poter effettivamente vedere sui banchi della frutta le banane presentate così alla vendita, pur tradendo il loro senso di temporary space&love?

No, ho sempre considerato questo progetto come temporaneo, un grande esperimento visibile un po’ a tutti. L’unico mezzo che mantiene le mie banane è una foto. Ai banchi di frutta di qua, posso sempre trovare la mia ispirazione. Le banane con i prezzi scritti con pennarello rosso!

Tu metti in vendita le tue opere fotografiche. Esse rappresentano l’opera primaria, la banana, fotografata serialmente davanti a vari sfondi colorati. Che rapporto c’è tra questi due momenti nella tua idea artistica?

Dalla banana dipinta alla foto finale mantengo integra l’idea di testimoniare un momento particolare e speciale. Ho scelto di non avere un fotografo ma creare i set e gli shooting da sola con materiali molto semplici, riprendere il tutto solo con il mio iphone e non usare post-produzione o ritocco. Viviamo nell’epoca del grab and go, tutto è legato al consumo e alla caducità delle cose. Banana Graffiti testimonia, attraverso oggetti organici e non, di uso comune, come le cose mutano velocemente e cambiano. Se fotografo la stessa banana dipinta, dopo un’ora non sarà più la stessa e non avrà più le stesse sembianze.

Io sono un professionista della fotografia: la faccio, la espongo, la vendo, la studio, la indago in tutti i suoi aspetti, ci scrivo, eccetera. Ebbene, facendolo penetro talmente nella materia che scopro cose mai scoperte, che percepisco individualità mai considerate, confuto o smentisco verità consolidate, perché capire davvero il lavoro fotografico dei Maestri è vederne la profonda traccia dell’essere, la coincidenza o la fuga con e dalla loro vita. In tal senso vorrei tu mi dicessi qualcosa che non hai mai detto a nessuno, che non è mai stato scritto da nessuna parte, preferibilmente riguardante il tuo moto intimo-artistico. E te lo chiedo perché leggendo quello che scrivi dimostri di avere un’idea della vita complessa e sincera, basata sulla costruzione della volontà e della pervicacia.

Ogni mia espressione creativa trasmessa da mente a immagine, qualsiasi essa sia, fa parte di un processo interno. Negli anni questo processo è maturato ed è in continua evoluzione. Ho la fortuna di avere scelto di lavorare in questo settore, e come Creativa e Artista posso dosare e invadere la mia vita quotidiana, il mio lavoro e la maggior parte del mio tempo con la mia creatività. In ogni progetto cerco sempre di mettere un po’ di me, poi ovviamente ci sono casi e clienti che richiedono proposte più commerciali, che si adeguano ai canoni del mercato e del marketing, dove bisogna fare bene i calcoli con le richieste. Come dici tu, la mia professione mi permette di creare storie fantastiche, spunti e ispirazioni che creano connessioni infinite, come le persone, la musica, i viaggi, i gesti, le ampie gamme di colori della natura, gli oggetti comuni. Tutto. In molte delle mie espressioni creative provo a utilizzare elementi semplici, o insignificanti per gli altri, e creare una nuova vita per loro, o una storia diversa da quella che tutti si aspettano. Ho sempre avuto molta fantasia da sempre. Un segreto del mio intimo-artistico è più che altro stato una rivelazione. Ho imparato a veicolare le mie energie, positive ma anche negative, nel mio flusso creativo. Se non lo faccio sto proprio male mentalmente e fisicamente, è come se avessi una super forza interiore che deve essere rilasciata. È come per chi va a correre per rilasciare lo stress o chi fa yoga e meditazione per stare bene.

Perché sei andata ad Hong Kong, cosa ti ha spinto, come ti trovi sia dal punto di vista sociale e culturale-artistico? Parlando di Oriente-Occidente, mi pare una domanda obbligatoria.

Vivo a Hong Kong da 4 anni e 3 mesi. Sono arrivata con il mio ragazzo dall’Italia, all’epoca entrambi lavoravamo a Milano in realtà creative e non eravamo soddisfatti della vita lavorativa. Lui aveva ricevuto una proposta per un anno di lavoro, io invece mi sono un po’ buttata nel vuoto e ho accettato il rischio. Ne è valsa la pena. Ho lavorato per più brand e company qui che non in tutta la mia carriera in Italia ed Europa, e fatto esperienze che mai avrei immaginato. Hong Kong è ancora una città delle grandi opportunità, è super conveniente e nel centro di tutta l’Asia. I trasporti e le connessioni sono super efficaci e tutto funziona, ma ha un gran rovescio della medaglia. Questo doppio lato include ritmi di lavoro assurdi, uno standard di vita estremamente costoso e il fatto di vedere la propria famiglia e il proprio paese due volte l’anno. Compromessi che vanno accettati per vivere qui. Dal punto di vista culturale-artistico ci sarebbe troppo da dire, per farla in breve direi che qui di Cina si respira poco e la sensazione è che tutto sia nuovo. Viene molto privilegiata l’arte asiatica, tradizionale e locale, ma con eventi tipo Art Basel ci sono punti di incontro tra artisti da tutto il mondo e giovani talenti, arte contemporanea ed eventi. Mentre da noi si aspetta il week-end per fare qualcosa, a Hong Kong dal lunedì alla domenica ci sono opening, mostre, eventi e cose da fare. Hong Kong non ha mezze vie, o la odi o la ami.

Grazie per la chiacchierata e per l’interesse verso il mio progetto!

Advertisement

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s