Ecco qui un ottimo libro in due volumi su una delle figure più di spicco dell’orientalistica del ’900: Giuseppe Tucci, notissimo e poliedrico intellettuale marchigiano di fama internazionale. L’autrice è Enrica Garzilli che da anni cura un blog proprio su Tucci. Questo ponderoso saggio mette a disposizione di studiosi e semplici interessati materiale preziosissimo che, tratteggiando finemente e a tutto tondo la complessa figura di Tucci, ci aiuta anche a meglio definire un’epoca – la prima metà del ’900 – e i suoi personaggi chiave, secondo un’ottica generalmente poco praticata dalla storiografia contemporanea. Per ciò stesso, il testo diventa strumento d’analisi, spunto di riflessione e occasione di nuova interpretazione del panorama geopolitico e delle strategie politiche italiane del secolo scorso.
Enrica Garzilli, L’ esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti. Con il carteggio di Giulio Andreotti, 2 voll., Memori, Roma – Asiatica Association, Milano 2012, pp. 742.
Ecco un estratto dal volume primo, Introduzione:
«La prima idea di scrivere la storia di Giuseppe Tucci (1894–1984) nasce da alcune lettere in sanscrito che lui scrisse al pandit Hem Raj Sharma (1879–1953), precettore reale del Nepal, delle quali sono venuta in possesso tra la fine del 1998 e gli inizi del 1999. Tucci fu l’esploratore dei paesi dell’Himalaya durante il regime fascista e negli anni d’oro della Democrazia Cristiana, quando questi paesi erano ancora vietati agli stranieri, conobbe un gran numero di lingue antiche e moderne, fu vorace studioso e insaziabile collezionista di libri, manoscritti e opere d’arte e reperti archeologici buddhisti, induisti e bon dell’Asia centrale, meridionale e orientale, dall’Iran al Giappone, professore di Lingua e letteratura cinese all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e, in seguito, di Filosofie e Religioni dell’India all’Università di Roma, accademico della Reale Accademia d’Italia e promotore della fondazione dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), di cui tenne la presidenza dal 1947 al 1978. Alla fine degli anni Trenta fu la punta di diamante della politica di propaganda di Mussolini in Asia, tanto che la sua forte azione culturale fu lo strumento che accompagnò, e talvolta precedette, la diplomazia ufficiale. Fondò il Museo Nazionale d’Arte Orientale e negli anni Cinquanta dette inizio all’archeologia italiana in Asia. Andò in Nepal, primo italiano dopo i missionari del XVIII secolo, e vi compì cinque spedizioni; altre otto ne compì in Tibet.
«Così, scrivere di lui significa scrivere anche su molte altre figure che incrociò lungo il suo cammino. Per esempio Hem Raj, quello che il grande buddhologo e indologo Rahul Sankrityayan nel 1957 chiamò «l’enciclopedia del Nepal». La sua immensa biblioteca – la più grande biblioteca privata dell’Asia centrale e meridionale –, i suoi insegnamenti, i suoi consigli e la sua mediazione politica furono di indispensabile aiuto a Tucci e ad altri grandi studiosi. E poi Giovanni Gentile e Giulio Andreotti; e Carlo Formichi, suo professore di sanscrito all’università e suo maestro, il premio Nobel Rabindranath Tagore, Sylvain Lévi, William F. Thomas, Rahul Sankrityayan e Vishnu Sukthankar, solo per citarne alcuni – che forgiarono la cultura orientalistica della prima metà del secolo scorso.
«Carlo Formichi, Giovanni Gentile e Giulio Andreotti furono i tre personaggi chiave nella vita di Tucci, senza i quali non avrebbe potuto raggiungere i traguardi che raggiunse. […] Tramontata l’Era fascista, le imprese di Tucci non finirono, anzi, si ampliarono grazie alla sua lungimiranza scientifica e alla sua abilità nei rapporti con i potenti, unita al sostegno di un personaggio politico d’eccezione: il senatore Andreotti. Questi è stato così gentile da darmi la corrispondenza intercorsa fra lui e Tucci; e un capitolo di questa biografia la presenta e la spiega.
«Questa storia sarebbe mutila senza i personaggi che Tucci frequentò, che credettero in lui, che lo aiutarono in tutti i modi e promossero le sue iniziative; e se non comprendesse altri personaggi importanti che lo favorirono e lo sostennero, come l’alto funzionario della Camera dei deputati Luigi Nuvoloni, suo suocero, il Nobel Rabindranath Tagore e il generale nepalese Kaiser Shamsher Rana. Sarebbe incompleta se non incorporasse la relazione che ebbe con personalità che lui conobbe, o che ebbero rapporti decennali con lui, come Gandhi, il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, Pandit Nehru, Indira Gandhi, Fosco Maraini, Subhas Chandra Bose, Aldo Capitini, Surendra Nath Dasgupta, Mircea Eliade, Julius Evola, Karl Haushofer, Prassitele Piccinini, Pio Filippani-Ronconi e altri, che ebbero un peso non indifferente nel dibattito culturale del tempo e, in molti casi, furono anche protagonisti del dibattito politico e religioso. Oltre che di questi, parlerò di noti intellettuali come Sibilla Aleramo, Mario Carelli, Alexandra David-Néel, Dilli R. Regmi, Rishikesh Shaha e altri, come lo sherpa Tenzing, che entrarono e parteciparono tutti, in vario modo, alla vita di Tucci. E, ancora, parlerò delle sue mogli. Fra queste, in particolare dell’ultima, la più amata, Francesca Bonardi, che è stata al suo fianco in tanti viaggi e lo ha assistito teneramente e con fermezza nei suoi ultimi giorni.
«[…] Tessendo la storia dei personaggi intorno a Tucci, spero che questo libro ampli la conoscenza dei rapporti fra il fascismo e l’Oriente – il Nepal che era sotto una dittatura, l’India che era sotto un regime coloniale, il Giappone che era governato da un imperatore dai sogni imperialisti – sviluppando una tesi del tutto nuova sulla reale visione politica di Mussolini verso l’Asia, che va ben oltre l’interesse verso l’India dalle “radici profonde” di cui ha già parlato De Felice».
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